Quando si assaggia un vino lo si descrive generalmente per fasi: prima l’aspetto visivo, poi le sensazioni al naso, infine il gusto e l’aroma in bocca.
In realtà, queste fasi non vanno ognuna per conto proprio: il colore ci fa sentire gli odori in modo diverso, e gli odori cambiano la percezione che abbiamo del sapore. Ciò è dovuto a un meccanismo psicolofisiologico comune a tutti gli esseri umani, e che ha nome sinestesia.
La sinestesia è un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una “contaminazione” dei sensi nella percezione. Io ho provato a degustare l’EROICA di Beethoven ed ho ascoltato una BARBERA MONFERRATO SUPERIORE DOCG.
Beethoven presentò per la prima volta al pubblico la sua Sinfonia n. 3 detta “Eroica” il 7 aprile 1805, una parte dei presenti in particolare ne fu entusiasta, ma altri la definirono «pesante, interminabile, sconnessa», fu la più lunga sinfonia scritta sino a quel momento. Proprio questo giudizio contrastato ci ha fatto immediatamente pensare al Barbera o meglio alla Barbera, in ossequio alla lectio piemontese che esige il femminile e che talvolta vi antepone il titolo di madama.
La signora Barbera, appunto – come a voler sottolineare il rispetto dovuto a un elemento che caratterizza profondamente il territorio dall’agricoltura ai paesaggi, dall’economia alla cultura.
Perfezionando questo gioco di abbinamenti, siamo quindi andati a scegliere la declinazione monferrina di questo nobile vitigno, poiché è proprio nel Monferrato che si trovano eccellenti versioni vivaci: si tratta di vini giovani dal piacere immediato, dal fruttato fresco, leggermente frizzanti ed amabili, morbidi, dotati di grande fluidità, con quel cenno di rusticità che sorprende ma che, specialmente al primo assaggio, può non piacere a tutti.

Insomma, si incontra un carattere senza mezze misure, che conduce a una posizione netta, a favore o contro, proprio come accadde al pubblico beethoveniano, interdetto di fronte a un’opera senz’altro ruvida nel suo potente impatto rivoluzionario, ma comunque conscio della sua eccezionalità.
Le cronache dell’epoca ci riferiscono di una successiva esecuzione in onore del principe Louis Ferdinand di Prussia, buon intenditore di musica, il quale ne ebbe una tale impressione positiva che volle risentirla da cima a fondo per tre volte: il sublime primo movimento “Allegro con brio”; il secondo la “Marcia funebre” con il suo vertiginoso fugato, la più leggera atmosfera dello Scherzo, infine, il quarto movimento basato sulla libera variazione e culminante in una chiusura festosa.
Su tutta l’opera aleggia la figura dell’eroe, del «grande uomo» nominato nella dedica: inizialmente doveva essere Napoleone, ma quando questi si fece incoronare imperatore, tradendo così gli ideali rivoluzionari, Beethoven sdegnato ne cancellò il nome, sostituendolo con quello del principe Lobkowicz, uno dei suoi principali mecenati. Ecco un esempio di carattere fiero e di fedeltà ai propri princìpi, che idealmente celebriamo con un brindisi. Di Barbera del Monferrato, ovviamente.
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