In occasione di Benvenuto Brunello (17-28 novembre), sono stati comunicati alcuni dati Valoritalia, a fine ottobre i contrassegni di Stato per il Brunello annata 2018 sono pari 8,5 milioni di bottiglie su un totale di 10 milioni.

Il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, ha commentato i dati di Valoritalia aggiornati al 31 ottobre e riguardanti lo stato di salute della denominazione, in controtendenza rispetto al trend dei vini rossi dop italiani nei primi 2 quadrimestri di quest’anno (export a -9%).
“Di vino relativo alle annate già commercializzate ce n’è poco, l’ultima annata commerciale, la 2018, ha già collocato sul mercato l’85% del proprio potenziale e il rimanente sarà evaso nei prossimi mesi. La denominazione, con un vigneto bio per oltre 50% della superficie, è in buon equilibrio, con poco stock in cantina e un mercato che gira, a conferma che il segmento luxury nel nostro caso si dimostra anticiclico”.

Avvio sprint anche per l’attesissima annata 2019, che entrerà in commercio solo da gennaio: le richieste si moltiplicano e sono già state consegnate 2,2 milioni di fascette. Il livello di giacenze del Brunello, secondo Valoritalia, è sotto controllo con un tendenziale a +3% a fine luglio (fine campagna vendemmiale), tre volte meno della media italiana relativa agli stock di vini Dop.
Inoltre, dell’attuale contingente totale di 43 milioni di bottiglie equivalenti in cantina, sono solo 2,9 milioni (il 6,7%) quelle commercializzabili: 1,5 milioni della 2018 e il resto di annate precedenti.

Continua a crescere, nonostante le difficoltà del mercato, la presenza del Brunello di Montalcino sulle tavole degli americani. Negli ultimi 12 mesi il principe dei rossi toscani ha visto infatti aumentare i consumi nel suo primo mercato di sbocco del 10%, con impennate nel Midwest (+42%) e performance oltre la media a Sud e a Ovest del Paese.
Secondo l’analisi, il Brunello conferma il proprio feeling con il mercato a stelle e strisce, che rappresenta almeno il 30% del totale vendite oltreconfine: a fronte di un calo generalizzato dei consumi totali di vino (-7%) e di quelli italiani (-3%), la Docg di Montalcino è tra le poche che segnano luce verde.
Tra queste, la Beaune (premier Cru della Borgogna), il Bordeaux Superiore, il Barolo o i rossi della Ava californiana Oakville, a dimostrazione che il segmento luxury riesce spesso a mantenersi anticiclico anche in questa difficile stagione.
Nella ristorazione, che rappresenta larga parte dei consumi horeca statunitensi, il prezzo al dettagliante del principe dei rossi toscani è nel 91% dei casi sopra i 50 dollari a bottiglia, quota che si attesta al 73,5% se si considerano le vendite totali su tutti i canali.

Secondo il report, il Rosso di Montalcino vive una situazione di ancor minore disponibilità. La Doc, infatti, più della congiuntura paga la carenza di prodotto, con declassamenti prossimi allo zero. In totale i contrassegni consegnati per la 2021 (la 2022 sarà presentata alla critica a Benvenuto Brunello) sono stati quasi 3 milioni, con un residuo, sempre al 31 ottobre di 640 mila bottiglie. Sul “Rosso” il Consorzio ha avviato un tavolo di discussione per verificare con i soci l’ipotesi di riaprire l’albo di un vigneto rimasto con le stesse dimensioni da 26 anni.

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