Giunta all’edizione numero 18, Birra dell’Anno 2023 raggiunge la maggiore età e numeri da record con ben 2.227 birre iscritte al concorso da 305 produttori da gran parte d’Italia.

Circa un terzo dei produttori nazionali, secondo i dati di microbirrifici.org ha partecipato alla rassegna che ormai da tanti anni si svolge quasi sempre a Rimini.

I numeri degli iscritti al concorso, organizzato da Unionbirrai, segnano una voglia di giudizio e di partecipazione che fa ben sperare per il futuro. Ma veniamo ad alcuni aspetti pratici, se immaginiamo una partecipazione di ogni birrificio al concorso al costo di 90 euro per potersi iscrivere, considerando che la prima birra per i soci è 100 euro e dalla quarta diventa 60 euro, mentre per i non soci è 80 euro, abbiamo un incasso in questo concorso di circa 200.000 fuori campo IVA.

A fronte di questa cifra dobbiamo considerare tutti i costi di gestione da parte dell’organizzatore: i costi per lo staff, i voli e i trasferimenti dei giudici, gli alloggi per tutti i giudici e lo staff, quindi parliamo di un concorso che non incassa cifre astronomiche da investire poi in pubblicità, ma forse la comunicazione e le partnership con altri mondi da cui far arrivare interesse va coltivato di più. Penso al mondo della Pizza in decisa espansione, al mondo del locali gourmet o al mondo del delivery.

La poca partecipazione in diretta video su Facebook o su Youtube può essere dovuta a due aspetti: ad un problema di orario, di giorno o peggio ancora di comunicazione. Se penso al confronto che mi viene in mente, il Birraio dell’Anno a Firenze, da questo punto di vista, con l’attesa, la sala gremita e la comunicazione pre e postevento, il confronto è impari.

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I giudici coinvolti quest’anno sono stati oltre 80 provenienti da tutto il mondo. Leggendo le loro biografie c’è stato un notevole ricambio rispetto agli altri anni, aspetto che considero molto positivo, ma siamo sicuri che non sia necessario un presidente di giuria autorevole e estremamente competente come Lorenzo Dabove, Kuaska, che tutto il mondo ci invidia? Perché non coinvolgerlo ancora considerando la sua estrema competenza e assoluta libertà?

Simone Monetti e Lorenzo Dardano, premiazione

Questione regionale, come cita il comunicato di Unionbirrai: « la regione con più riconoscimenti è la “Lombardia con 35 premi, seguita dal Piemonte con 18 e dal Veneto con 16. Alle Marche sono andati 10 premi, al Lazio 9, a Emilia Romagna e Trentino Alto Adige 8, a Abruzzo, Toscana e Umbria 6, al Friuli Venezia Giulia 4, a Campania, Puglia e Sardegna 2, a Basilicata, Liguria e Sicilia 1 ». Questo aspetto da anni segue la concentrazione produttiva in gran parte al nord Italia e non mi sorprende. Sarebbe però utile, in termini di trasparenza, ricevere dei dati da Unionbirrai che ci indichino quali birrifici partecipano, da quale regione e se siano soci o meno. Forse potrebbe emergere una certa disaffezione di alcune aree d’Italia a partecipare, oppure esserne smentiti.

A livello comunicativo siamo sicuri che non sarebbe opportuno ridurre le 45 categorie ad una ventina e magari introdurre un riconoscimento regionale che possa essere poi speso nei territori regionali per dare il giusto risalto alle produzioni locali e regionali?
E non sarebbe il caso di estendere il recinto della produzione coinvolgendo anche le Beerfirm (500 etichette su 16000 secondo i dati di microbirrifici) magari in una classifica più corta e sugli stili più frequenti? Da anni sappiamo che in alcune categorie i partecipanti sono tantissimi e su altre ben pochi. Aprire ad un mondo che rappresenta una fetta importante delle etichette non allargherebbe il pubblico e la risonanza di questo concorso? Oppure premiare l’evoluzione da Beerfirm a Birrificio?

Potete consultare tutti i risultati qui https://www.mondobirra.org/articolo5289.htm.

In conclusione, i nostri complimenti vanno ad uno dei birrifici che è riuscito a rompere gli schemi in questi anni riuscendo ad affermarsi in questo settore con l’alta qualità dei suoi prodotti: il Birrificio Crak di Campodarsego (Pd).

Autore: Marco Tripisciano

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