La pandemia ha messo per certi versi in ginocchio il comparto del vino italiano. Se nel 2019 i numeri registrati per i consumi erano di livello, nel 2020 i numeri non sono stati gli stessi, proseguendo, poi, nell’anno successivo in una crescita rilevante.
Nello spazio di circa dodici mesi, quindi, il consumatore medio ha preso coscienza del momento cruciale internazionale che ha cambiato il modo di essere e il modo di fare dell’uomo.
Un dato importante che emerge è la ripresa dei consumi lontano da casa. Secondo Istat, infatti, nel 2021 c’è stata una crescita di oltre il 22% nelle vendite Food&Wine della ristorazione in Italia.
Nel 2019, però, era di 85 miliardi di euro l’indotto di queste vendite. Drastico calo nel 2021 in cui s’è toccata la cifra di 63 miliardi di euro, sebbene in aumento rispetto al trend del 2020 in cui la cifra era ben lungi inferiore: 54 miliardi di euro circa. Tra gli intervistati di IGM-Wine Monitor si rilevava un decremento dal 53% al 43% di coloro i quali consumavano vino fuori casa.
Chi ha subito meno è il ristorante con un decremento del 41% dei consumatori di vino, mentre wine bar, pub ed enoteche hanno visto calare del 46% i loro avventori. Ha tenuto botta, invece, il consumo del vino al calice a discapito dell’acquisto della singola bottiglia. Contrazione anche per pranzi e cene di lavoro, mentre sono rimaste sostanzialmente inalterati i momenti per feste e compleanni.
Emerge un trend in discreta ripresa che lascia intravedere un rialzo di oltre il 30% per l’acquisto del vino da parte dei consumatori in questo 2022.
Fonte: Corriere del Vino
© Riproduzione riservata