Se da un lato aumentano ancora i prezzi delle materie prime, a cominciare dall’energia e dei materiali come il vetro, dall’altro la grande distribuzione resiste a ogni richiesta di ritocco dei listini sugli scaffali. Una situazione che rischia di pregiudicare i conti delle cantine nel 2023.
È l’allarme lanciato con una nota congiunta dalle due principali organizzazioni delle imprese vitivinicole: Federvini e Unione italiana vini.
«Il nuovo anno – si legge nella nota – si aprirà con un nuovo aumento dei prezzi del vetro di circa il 20%. Numeri che rischiano di far piombare in recessione un comparto fin qui in buona salute».
Il tutto poi ulteriormente complicato dal fatto che la grande distribuzione non solo resiste ad ogni ritocco di listino ma anche in questi giorni da parte delle catene della Gdo è giunta alle imprese la richiesta di una moratoria sui prezzi per almeno 4-6 mesi. “Una richiesta insostenibile – hanno aggiunto Federvini e Uiv – considerando che già nel 2022 le aziende del vino hanno assorbito gran parte dei forti aumenti di energia e materia prime: continuare così significa perdere marginalità e redditività“.
LEGGI ANCHE: Federvini, la ripresa fra crisi internazionale e costi
L’intero settore è in profonda sofferenza e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filiera vitivinicola a monte della distribuzione. Secondo Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv) è necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera perché serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente.
Il mondo del vino chiude così un 2022 con più ombre che luci e con un 2023 che potrebbe peggiorare ancora. Secondo l’elaborazione dei dati Istat da parte delle 2 organizzazioni italiane del settore, nel corso del 2022 il mondo del vino ha registrato aumenti dei listini molto contenuti nella grande distribuzione (non oltre il 6,6% di media), quindi largamente sotto gli attuali livelli di inflazione e molto inferiori rispetto a quasi tutti i comparti dell’agroalimentare del Belpaese.
Fonte: Il Sole 24 Ore
© Riproduzione riservata