Identità di un territorio vitivinicolo di eccellenza, il Pinot Noir di Terre d’Oltrepò è riuscito a conquistare numerosi wine lovers internazionali e a posizionarsi all’interno di un mercato sempre più in continua espansione come quello statunitense.

C’è il “Testarossa”, etichetta che ha fatto la storia dei vini d’Oltrepò e che da qualche anno è tornato a imporsi nell’enologia pavese ma non solo, grande risonanza anche per il territorio di produzione che cerca di uscire dai confini grazie anche e soprattutto a un vitigno che qui guai a chiamarlo internazionale: il Pinot Nero, identità di un territorio che, dal fiume alle colline di una Lombardia di confine, spinge la sua attrattiva fino alla East Coast degli Stati Uniti, mercato dove – conferma il direttore commerciale di Terre d’Oltrepò Enzo Vogliolo – “il Pinot Nero si conferma come varietale in ascesa”.

Negli Usa, il gruppo lombardo è impegnato in questi giorni in un tour iniziato cona masterclass a New York e che vede tappe Filadelfia, Washington, Miami (qui, lunedì 21, sarà alla Preview of Italian Wine’s 2023 Guide in collaborazione con il Consorzio di Tutela Vini Oltrepò Pavese).

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Territorio

I numeri sono quelli di un mercato in crescita, dove Terre d’Oltrepò già esporta il 20% del fatturato e dove i vini del territorio hanno già recuperato terreno dopo i due anni di pandemia, attestandosi su un valore di circa 5,5 miliardi di euro complessivi (periodo gennaio-novembre 2021) con un +7% rispetto al 2019. Il gruppo, oggi, è la principale realtà vinicola cooperativistica in Lombardia: frutto della fusione, nel 2018, della Cantina Sociale Intercomunale di Broni e della Cantina di Casteggio, nel 2020 ha acquisito insieme a Cavit il marchio La Versa. Oggi conta 600 soci e un fatturato che si avvicina ai 40 milioni di euro. 

FONTE: Ansa

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