Giovanni Vagnoni della Cantina “Le Caniette”

In un panorama vitivinicolo ricco ed importante come quello del Piceno spiccano alcune cantine di riferimento, una delle quali “Le Caniette”. L’azienda, situata a Ripatransone, piccolo comune medievale di Ascoli Piceno che insieme ad Offida è conosciuta in tutta la regione (e non solo) come “terra del vino”, nacque nel 1897 con l’acquisto da parte di Raffaele Vagnoni di un terreno noto nella zona come “le Caniette”.

Pochi anni dopo iniziano le prime produzioni di vino, attività che inizialmente rimane marginale a quella principale della famiglia Vagnoni di allevamento di tori da monta di razza marchigiana.

Negli anni ’40 il figlio Giovanni prende in mano l’attività familiare convertendo gradualmente in vigneti i vari terreni ereditati dal padre, per un totale di 9 ha vitati su 11 e rendendo idonea l’attività nascente per la produzione e commercializzazione del vino.

Da qui inizia un notevole sviluppo qualitativo e quantitativo che porta al 1990 con l’ingresso definitivo in organico dei figli Giovanni e Luigino e la prima distribuzione delle bottiglie rosso piceno i cui nomi si ispirano ai colori usati da Michelangelo per dipingere le proprie opere, Rosso Bello e Morellone.

Se prima il mercato di riferimento era prevalentemente quello europeo data l’esplosione del Chianti e del Barolo, col recupero ad inizio millennio dei vitigni Passerina e Pecorino, anche quello italiano è divenuto redditizio oltre all’espansione in paesi come Stati Uniti, Australia, Giappone e Canada.

Ad oggi Le Caniette contano un totale di 20 ha di terreni di cui 16 vitati, 1,5 per uliveti e il restante di boschi. Ma il loro vero punto di forza è il terroir e il rispetto della natura. Le vigne, poste in zona collinare, si ritrovano di fronte il mare ed alle spalle le montagne creando un microclima davvero unico che permette una perfetta maturazione delle uve.

Dai 5 vitigni impiantati (Passerina ,Pecorino, Sangiovese, Montepulciano e Grenache) si ottengono 9 vini. I bianchi prendono il nome delle figlie di Giovanni Vagnoni mentre i rossi ed i rosati richiamano il nome dei colori di Michelangelo.

“Io sono Gaia non sono Lucrezia” è uno dei 3 bianchi delle Caniette, pecorino in purezza derivante da un cru di un solo ettaro e mezzo che matura in barrique per 12/14 mesi con passaggio finale di 3 mesi in acciaio Inox.

In degustazione ho deciso di raccontarvi l’annata 2010 aperta solo qualche sera fa. Al calice colore quasi da passito: giallo dorato con riflessi ambrati, netti e chiari. Ottima consistenza e nonostante i suoi 10 anni emana una vivace luminosità.

A primo naso risulta timido ma aprendolo esce fuori tutta la sua eleganza. Un connubio di frutta matura che ricorda una macedonia (pesca sciroppata, albicocca in confettura, note agrumate di mandarino maturo), floreale nitido di camomilla e bouquet di ginestra, burro, sentori di nocciola, miele e finale minerale di pietra focaia. In bocca sorso amabile, caldo. I polialcoli regalano una morbidezza avvolgente che accompagna durante tutta la durata del sorso. Ottima sapidità con il minerale che prevale in bocca.

Io sono Gaia è un vino assolutamente di corpo con un equilibrio raro da trovare in altre tipologie di bianco di una certa annata. Finale davvero lungo con miele e camomilla che si ripercuotono in via retronasale. Bianco di eccezionale armonia può trovare il suo abbinamento ideale con formaggi speziati o affumicati, piatti di carne bianca o pesce di una certa struttura, anche salsati.

Da servire ad una temperatura tra i 12/13°C e lasciar ossigenare per almeno 15 minuti la bottiglia prima di servirla. Eleganza e amore che si rispecchiano al momento del sorso ad un prezzo anche accessibile di 16,50 euro.

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