Dall’imprenditoria edilizia a Palermo, quindi dal cemento, passare completamente alla campagna non è un passo facile o usuale.
Succede a Francesco Lena, all’epoca tra i più noti palazzinari della capitale, che nel 1982 molla le costruzioni e acquista una grande tenuta agricola a Castelbuono, nelle propaggini nord delle Madonie e del suo Parco. Sono circa 400 ha di terreni ottimi, collinari, tra i 100 e i 500 m s.l.m., coltivati a vigneti, uliveti, seminativi ma non mancano i boschi e la macchia mediterranea. Altro fattore che fa innamorare Lena e la sua indole edile è la presenza di una abbazia millecentesca con i relativi fabbricati in pietra formanti architettonici bagli che servivano da monastero ai monaci benedettini. Dopo una sapiente opera di restauro da qualche anno Santa Anastasia è anche un elegante ed esclusivo relais 5 stelle di charme con piscina e un ristorante di gran classe La Corte dell’Abate dove potrete accompagnare i piatti con prodotti del territorio accompagnandoli esclusivamente con i vini dell’azienda. Su Tripadvisor il ristorante è considerato tra i migliori in assoluto di tutta la Sicilia.

Francesco trovò dei vigneti a tendone, come andava allora, di Insolia ed altri a vari alberelli e siccome in quel tempo la tendenza era ai vitigni internazionali piantò Cabernet Sauvignon e Franc, Chardonnay, Syrah, Merlot, Sauvignon Blanc, ma anche autoctoni Nero d’Avola, Grillo, Grecanico, principalmente. La svolta arrivò agli inizi degli anni 90 mandando dei campioni all’Istituto Regionale Vite e Vino per analizzarli quando l’Istituto aveva come consulente Giacomo Tachis, il padre dei più importanti vini italiani e siciliani: Sassicaia, Tignanello, Solaia, Cervaro della Sala, San Leonardo, Mille e una Notte, per dirne alcuni. Tachis rimase colpito da quel Cabernet siciliano, volle conoscere il produttore e l’azienda di cui divenne il consulente, il faro, creando il vino di eccellenza non solo della tenuta il Litra, sensazionale Cabernet Sauvignon che dimostra che anche in Sicilia questo vitigno può essere strepitoso.
Finita l’epoca Tachis col nuovo secolo inizia la collaborazione di un altro grande dell’enologia: Riccardo Cotarella. Riassumendo, come possono risultare i vini di Abbazia Santa Anastasia con quei terreni e con questi consulenti che ne hanno segnato la strada? Semplicemente strepitosi. La cura per l’ambiente si esplica anche soddisfacendo l’80% di elettricità da impianti ad energia rinnovabile.
L’Azienda è votata alla maggior naturalità possibile della campagna, quindi dall’inizio ha sposato il biologico e addirittura da oltre 10 anni il biodinamico, certificato Demeter dal 2015, quindi nessuna chimica né enzimi e chiarificanti in campagna e in cantina, concimazioni con stallatico e sovescio, uso di corno letame e siliceo, interventi seguendo i cicli lunari e planetari, grande uso in cantina del legno e dei serbatoi in cemento vetrificati per annullare le correnti galvaniche. Gli ettari vitati sono 70 e si producono 300.000 bottiglie, poche per le bassissime rese imposte alle viti e perchè per un decennio l’azienda è stata in amministrazione giudiziaria da cui se ne è uscita pienamente tornando così Francesco alla guida, aiutato validamente dalla figlia Stefania che ne è l’enologa e non solo.

Per fortuna anche negli anni neri economicamente, a causa di un’amministrazione non particolarmente vocata, la qualità si è espressa ai più alti livelli, tanto da ottenere prestigiosi riconoscimenti ai concorsi e nelle guide. Ormai chi segue la campagna e la cantina è Stefania che nei suoi vini cerca la piacevolezza ad ogni costo ed una qualità ad altissimi valori che spesso si traduce anche in vini dalla vitalità lunghissima, tiene i rossi ad affinare tra legno, cemento, vetro per non meno di 2 anni, le fermentazioni sono tutte spontanee o creando il pied de cuve con le stesse uve. Per modernizzare la commercializzazione e permettere un uso quotidiano del vino di alta qualità è in realizzazione il confezionamento dei monovitigni base anche in bag in box.

Non potevamo esimerci dal degustare il vino top il Litra, Terre Siciliane Igp nel millesimo 2016, l’etichetta dai tanti premi e riconoscimenti, quello che dimostra che la Sicilia non è solo di autoctoni, il vino che celebra ai massimi livelli il Cabernet Sauvignon. Nasce in un vigneto cru a 350 m, raccolta manuale nella 2° decade di settembre e una resa di soli 30 q/ha. Vinificazione tradizionale in rosso in tini di cemento e legno senza l’ausilio di lieviti selezionati, temperatura controllata, rimontaggi, follature e delestage per 17 giorni con macerazione sulle bucce; maturazione per 2 mesi in botti di rovere, per 36 mesi in barriques e tonneaux nuove di Allier, poi in bottiglia per almeno 12 mesi dopo leggere chiarifica e filtrazione.

Versato nel calice il colore è rubino intenso, quasi granato impenetrabile con vivaci bordi viola; all’olfatto si rivela di stupefacente complessità, attraenza e vivacità cominciando dalle ciliege ed amarene sotto spirito per seguire col pepe nero, note balsamiche su un sottofondo vegetale dove fa lieve capolino il peperone verde; al palato arriva con una morbida carezza che evolve verso tannini levigati accompagnati da una dosata acidità, un’armonia ad altissimi livelli, struttura decisa ma non ingombrante, fragrante e lunghissimo, è così invitante che non smetteresti di berlo nonostante i 14° che non si avvertono affatto. È così buono che preferiamo gustarlo in salotto per goderlo senza condizionamenti organolettici. Sono 6.000 bottiglie che trovate in enoteca a 35 euro.
Abbazia Santa Anastasia
Contrada Santa Anastasia
tel. 0921 672527
Castelbuono (Pa)
www.abbaziasantanastasia.com