L’ennesima querelle tra vini d’Italia. Potremmo definirla così. Questa volta a soccombere è il vino “Nobile delle Rocche”, un Montepulciano d’Abruzzo imbottigliato dall’azienda pescarese “Ettore Galasso”, nonostante nel 2012 fosse stato stipulato un accordo di coesistenza dei due vini tra le parti a Verona durante lo svolgimento di un Vinitaly.

Una denominazione, quella di “Nobile delle Rocche”, che probabilmente deve aver generato molta confusione tra addetti ai lavori e consumatori, a tal punto da aver indotto il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, prima denominazione italiana a potersi fregiare del titolo di Docg dal 1° luglio del 1980, a portare nel 2019 a contesa giudiziaria l’azienda sita a Loreto Aprutino.

Un contenzioso già vinto prima del giudizio, poiché fra le parti è stata messa in atto una mediazione preventiva che ha visto prevalere la denominazione toscana. Ancora un ulteriore caso di confusione di terminologia risolto, dunque, a vantaggio per la Docg più vecchia d’Italia che ribadisce il paradigma di correttezza e franchezza espressi in etichetta. A rischio, dunque, sarebbe stata catalogazione del vino stesso, dal momento che quello toscano è imperniato sulla denominazione geografica, mentre quello abruzzese fa mera menzione al vitigno impiegato.

«Siamo stati i primi ad ottenere l’obbligo della dicitura “Toscana” a luglio 2020 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea delle modifiche ai disciplinari del Vino Nobile di Montepulciano Docg, del Rosso e del Vin Santo di Montepulciano Doc in etichetta – commenta Andrea Rossi, presidente del Consorzio Vino Nobile di Montepulciano. Tra le due realtà adesso ci sarà piena collaborazione a tutto vantaggio e tutela dei consumatori».

L’azienda Galasso, dunque, si vedrà costretta a non immettere più bottiglie sul mercato che rechino le diciture oggi fuori legge e ad eliminare tutte quelle ancora in suo possesso. Inoltre non le sarà più possibile fare menzione di “Nobile” nel sito internet e nella pubblicità in generale.

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