È la Slow Wine Coalition, la nuova rete mondiale di Slow Food nata grazie all’esperienza e ai principi che si sono evoluti, edizione dopo edizione, intorno al progetto della guida e progetto Slow Wine.
La Slow Wine Coalition ha l’obiettivo di riunire gli attori della filiera del vino – dai produttori agli importatori e distributori, dagli enotecari ai ristoratori, dai sommelier ai comunicatori e giornalisti, sino agli appassionati – ispirati dall’idea di un vino buono, pulito e giusto per tutti.
Si propone di tracciare la via per una nuova rivoluzione del mondo vitivinicolo, riunendo tutti i protagonisti della filiera intorno alla consapevolezza che il ruolo del vino non può essere più solo quello edonistico legato al piacere della degustazione, ma seguirà sempre di più la via di un’autentica sostenibilità ambientale, della tutela del paesaggio e della crescita culturale e sociale dei territori del vino.
Si riconosce intorno al Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto, un decalogo che fissa alcuni punti fermi sul mestiere del vignaiolo, sull’agronomia e sull’enologia, allargando il discorso anche ad altri ambiti quali la biodiversità, il valore del territorio e il rapporto con chi lavora in vigna e in cantina.
Inquinamento, depauperamento della biodiversità a causa dell’utilizzo di diserbanti e disseccanti, monocoltura nelle aree di maggior pregio, sfruttamento della manodopera. Queste sono alcune delle piaghe di cui purtroppo si macchia ancora il mondo del vino, retaggio di una vecchia cultura agricola cui molti produttori stanno rinunciando a favore di una vera e propria rivoluzione che sta rimodellando lentamente il volto di questo settore. La strada è lunga e soprattutto all’inizio è necessario uno sforzo collettivo guidato da chi si è già messo in cammino.

Sono molte infatti le cantine che, nel solco di un generale rinnovamento agricolo, hanno avviato la sperimentazione e il ricorso a sistemi di coltivazione sostenibili, praticando l’agricoltura biologica e biodinamica. In futuro, soprattutto alla luce della lotta ai cambiamenti climatici, questo comparto dovrà per forza di cose accelerare e offrire un esempio virtuoso per tutte le altre coltivazioni, spesso meno fortunate dal punto di vista del margine economico.
Non solo: molto spesso le vigne più vocate sono collocate in collina o in montagna, in zone in forte pendenza, spesso in territori dove l’uva è l’unica opportunità per creare valore e mantenere un presidio umano. Ecco quindi che la moderna azienda vitivinicola assume un ruolo centrale nella difesa del paesaggio, tutelandone la bellezza e l’integrità, e incoraggiando lo sviluppo di un sistema di turismo attento all’ecologia e alla gastronomia.
Infine, le cantine sono luogo di integrazione di molti lavoratori stranieri che oggi offrono manodopera fondamentale nei campi e che al contempo diventano nuovi abitanti delle colline e dei borghi che vivono di viticoltura. Un rapporto teso a valorizzarne le competenze e se possibile ad aggiungerne sempre di nuove.
Fitto il calendario della Slow Wine Coalition per i prossimi mesi. Già a partire da luglio Slow Food contribuirà a organizzare momenti di incontro tra i primi protagonisti della Coalition in Italia e all’estero che firmeranno il Manifesto e racconteranno i princìpi a cui si ispirano.
© Riproduzione riservata