A Viniveri 2022, lo scorso aprile a Cerea, è stato presentato il manifesto “La forma e la sostanza, le luci e le ombre”, con il quale il Consorzio Viniveri ha fatto chiarezza prendendo posizione sul dibattito riguardante i cosiddetti vini naturali.

Paolo Vodopivec, presidente del Consorzio Viniveri e produttore, e Sandro Sangiorgi, giornalista fondatore di Porthos che da anni si impegna a diffondere il vino secondo natura, hanno chiaramente espresso la loro opinione su imperfezioni tecniche e veri difetti del vino naturale spesso mascherati come genuinità del vino.

“Molti produttori si stanno pericolosamente abituando a imperfezioni tecniche, più o meno gravi, considerandole peccati veniali o, ancora peggio, aspetti caratteristici dei propri vini – e sovente anche di quelli dei colleghi.

“Sentivo che sarebbe accaduto, tuttavia ho evitato accuratamente di crederci: dal mostruoso equivoco delle cantine convenzionali che firmavano appelli per sottolineare l’indispensabilità della chimica e della biotecnologia per definire vino il fermentato del mosto d’uva, stiamo passando al paradosso mostruoso di chi considera la competenza tecnica un ostacolo alla realizzazione del liquido odoroso, quasi che meno si sa e meglio si riesce”.

“C’è un lassismo del tutto immotivato nei confronti della relazione tra forma e sostanza, c’è una diffusa indulgenza che sdogana liquidi imbevibili”.

“Esiste un problema di percezione e riconoscimento della qualità, aspetto da non confondere mai con la genuinità”.

“Sembra incredibile, ma se i vini convenzionali hanno negato e stanno negando la restituzione del luogo, molti vini naturali la nascondono o la confondono tra le maglie di infezioni endemiche, grossolane riduzioni e un’inconcepibile mancanza di custodia”.

Dunque, finalmente in un importantissimo consesso di vino naturale, si è espresso con chiarezza quello che i più attenti da anni ripetono, per fare vino buono, per di più naturale, le competenze tecniche sono fondamentali.
Il giornalismo critico senza paraocchi, ed anche i produttori di vino naturale che in questi anni si sono impegnati a far nascere vini integri e piacevoli, ormai non sopportano più quei produttori che presentando vini con gravi e palesi difetti si giustificano con l’abusato ritornello “questo vino è naturale, non gli è stato fatto nulla“.

Io, dopo la frase del manifesto, “la diffusa indulgenza che sdogana liquidi imbevibili”, mi permetto di ripetere quello che dico da ben quindici anni, sin dalla mia prima partecipazione alle sezioni di degustazione del concorso Biodivino, se il vino puzza o se l’acetato di etile è alle stelle, questo tipo di vino sarà pure naturale, ma con buona pace degli estremisti, più che berlo sarà meglio svuotarlo nel lavandino.

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