Giovanni Busi, Presidente del Consorzio del Chianti

Il nome “Chianti” è tra le parole italiane più conosciute al mondo, sinonimo di made in Italy. Nel cuore della Toscana, in bellissimi territori collinari delle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, nasce il Chianti Docg a partire dal vitigno simbolo del Belpaese, il sangiovese.

Al Vinitaly Special Edition, il Consorzio del Chianti presiede un’affollata ampia area, abbiamo intervistato il Presidente del Consorzio Giovanni Busi sullo stato dell’arte del Chianti e sui progetti futuri.

Il Consorzio del Chianti riparte?
“Siamo qui al Vinitaly con grande slancio, c’è voglia di tornare alla normalità, tornare a incontrare importatori e distributori. Il Consorzio lo considero una macchina che serve alle imprese e aiuta la denominazione a crescere. Il nostro Chianti Docg sta andando molto bene, abbiamo chiuso il 2020 con un +2% e il 2021 probabilmente lo chiuderemo con un +10%, siamo contenti perché si sta parlando di una grande denominazione che produce oltre 100 milioni di bottiglie. Consideriamo fattori importanti l’aumentato del prezzo medio sullo scaffale, e l’aumento dei numeri nella grande distribuzione”.

Il Chianti quindi non ha sofferto la vendita durante la pandemia?
Il cliente nel periodo del 2020, ha visto in questa denominazione qualcosa di sicuro, lo considera un vino buono e restando in casa ha visto nel nell’acquisto del Chianti una sicurezza, inoltre ha un prezzo scaffale molto ragionevole, oggi in Italia oscilla da 5 a 7 euro.

Quindi in questi anni c’è stata una crescita costante della denominazione?
Si, nel 2014 nella grande distribuzione si vendevano 13 milioni di bottiglie, oggi se ne vendono 22 milioni. Nella sua interezza il Chianti sta andando molto bene, è la locomotiva del vino della Toscana, ed insieme ad altre dell’Italia del vino.

I numeri del Chianti Docg oggi?
Raggruppa circa 3500 imprese, molte di queste sono legate le cooperative, sono circa 600 aziende che imbottigliano, però sono circa 15 le aziende che fanno oltre il 50% della vendita della denominazione Chianti, questo dà subito l’idea che la vendita è molto concentrata e molto frammentata per il resto del 50%. Il rapporto delle vendite Italia/Estero è circa 65% estero e 35% Italia, il mercato di export riferimento sono gli Stati Uniti, poi Germania, Inghilterra, Giappone e l’Asia, che adesso sta prendendo sempre più campo.

Progetti per l‘immediato e per il 2022?
Torniamo a viaggiare con le aziende sui mercati, già il 21 ottobre il Consorzio ha organizzato a Londra, portando circa 30 aziende, incontri con i distributori, c’è voglia di ripartire, c’è stata un’immediata adesione degli associati. Per il ’22 di ritornare a rifare le nostre fiere in Asia, negli Stati Uniti ed in Sud America, insomma tornare a fare il lavoro che abbiamo sempre fatto.

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