Mercoledì mattina di un febbraio tiepido e soleggiato, finalmente in macchina direzione Azienda Agricola Ceraudo. È il signor Roberto, ancora al timone dell’azienda, con l’aiuto di tutti i suoi figli, che mi porterà a visitare la tenuta.

Dopo giorni di pioggia, finalmente una giornata perfetta per fare delle belle foto; ed ecco che iniziamo il giro, la prima tappa è un posto davvero speciale per la famiglia Ceraudo. Una piccola cappella familiare con una storia importante, dove si trova una reliquia di San Francesco, benedetta da Papa Giovanni Paolo ll. Un vero angolo di arte e spiritualità. Una bella sorpresa, l’inizio è ottimo! 

Ma continuiamo il giro, il Sig. Roberto inizia a raccontarmi come nasce tutto questo. “Finalmente avevo comprato un pezzo di terra tutto mio, il mio sogno” mi dice. Era il 1973 quando il terreno su cui oggi passeggiamo venne acquistato.

Contrada Dattilo, si trova esattamente nel territorio di Strongoli Marina, costa Jonica della Calabria. Un’estensione di 60 ettari, di cui 20 di vigneti, 37 di uliveti e 3 tra orto e agrumeto.

Ci troviamo a quasi 2 chilometri dal mar Jonio, a 60 metri sul livello del mare, così vicino che nel terreno troviamo ancora pezzi di conchiglie. Filosofia su cui poggia l’intera azienda è che la terra rappresenta il punto di partenza per un prodotto di qualità.

Infatti è l’anno 1988 a celebrare una totale conversione al bio di tutte le colture della famiglia Ceraudo, con certificazione ICEA ottenuta nel 1991.

Il Signor Roberto mi racconta un episodio particolare, vissuto da lui in prima persona, che ha portato a questa scelta così radicale e inusuale per quegli anni. Un giorno, durante dei lavori nei campi, un antiparassitario gli si riversa addosso, creandogli diversi problemi di salute. Fu proprio questo evento, dapprima negativo, che portò ad un importante cambio di rotta. “Niente di così fortemente nocivo doveva più essere usato sulla natura.”

Azienda Ceraudo diventa così pioniera dell’agricoltura bio in Calabria, dove tutti gli aiuti chimici nei campi vengono aboliti. Si cominciano a testare tante soluzioni alternative, come quella di lavorare d’anticipo, usando dei metodi di prevenzione dagli attacchi dei parassiti, con l’istallazione di capannine metereologiche e trappole di ferormoni a richiamo sessuale. Continuiamo a camminare è arriviamo in cantina e barriccaia, ed è qui che cominciamo a parlare davvero di vino.

Sono 9 le etichette prodotte a marchio Ceraudo, circa 70.000 bottiglie l’anno, ottenute sia dalla lavorazione di vitigni autoctoni quali il gaglioppo, magliocco, greco nero, pecorello, mantonico e greco bianco, ma anche vitigni internazionali come il cabernet suvignon e chardonnay. Il sistema di allevamento adottato in vigna è quello a cordone speronato

Per il suolo invece si prediligono tecniche d’inerbimento, invernale e primaverile, ed il sovescio con una specifica selezione di essenze, e successive lavorazioni, fondamentali per permettere un continuo arieggiamento del terreno e creare l’ambiente giusto per un’ottima funzionalità degli apparati radicali.

 La produttività delle viti gioca un altro ruolo importante per la qualità dei loro vini, infatti la loro resa produttiva oscilla tra i 35 e i 70 quintali per ettaro; questo grazie sia all’uso di biotipi poco produttivi e poi ad operazioni di diradamento, effettuate all’inizio della maturazione.

La vendemmia è rigorosamente manuale; all’alba per i rossi, e notturna per bianchi e rosati. La fermentazione dei mosti avviene sia in acciaio che in barriques, dipende dalla varietà delle uve, in maniera spontanea, su lieviti indigeni, ed a temperatura controllata.

L’affinamento invece avviene in una zona interrata, in barrique di rovere francese. Io super curiosa, ad un certo punto, chiedo: qual è il suo vino del cuore, quello che “se non ci fosse non sarebbe lo stesso”? È qui che parte un’altra storia emozionante. “Il vino del Papa” mi dice.

“Si perché devi sapere che quando il Papa venne qui, per benedire le reliquie di San Francesco da Paola, nella nostra piccola cappella, gli regalai delle bottiglie di Imyr. Lui tornato a Roma, da quella volta, iniziò a chiedermi sempre di spedirgli quel buon vino che gli avevo fatto assaggiare e che gli era tanto piaciuto.”

Uno chardonnay in purezza, ottenuto da due vendemmie a maturazioni differenti delle uve, per una produzione di sole 5000 bottiglie l’anno.

Macerazione sulle bucce di 4 mesi, solo su lieviti indigeni, con temperatura controllata. Affinamento in barrique di rovere francese per gli altri 4 mesi successivi. Un colore giallo paglierino che già preannuncia profumi pieni e persistenti di frutta matura, sentori dolci e anche un po’ affumicati. Si sente il mare e la sua freschezza insieme ad una bella rotondità e morbidezza al sorso. Beh, pare proprio che il Papa ci avesse già visto lungo, mi vien da dire!

Ma non è finita qui, il percorso continua, ed entriamo in un altro casolare, dove ogni stanza è un immenso racconto di ricordi e successi. Scaffali pieni di bottiglie storiche di casa Ceraudo, vecchi attrezzi del mestiere e premi incorniciati in ogni dove.

Chiedo: com’è arrivato tutto questo successo ed interesse per il suo vino? Il sig. Roberto mi dice chiaramente che è sempre piaciuto molto; anche alle fiere ed eventi ha sempre attirato l’attenzione, ma ammettere che il vero successo, soprattutto a livello internazionale, è arrivato con l’apertura del suo stesso ristorante “Dattilo” nel 2003, una stella Michelin, che si trova anch’esso all’interno della tenuta, diretto da sua figlia Caterina, che ne è prima di tutto lo Chef.

Parlando invece del futuro del vino e soprattutto del vino Calabrese in particolare il signor Roberto rivolge il suo pensiero in primis all’arte dell’agricoltura, sostenendo che bisognerebbe riportarla al punto in cui era 100 anni fa, pura e genuina, ma senza per questo rinunciare alle nuove tecnologie.

Mi dice anche che il futuro del vino calabrese potrebbe diventare un grande esempio di territorialità, solo con un grande lavoro di squadra fatto di vignaioli e produttori, per valorizzare un territorio che può esplodere di varietà, unicità e qualità.

www.ceraudo.it

© Riproduzione riservata