Arte e vino, questo è stato il tema protagonista dell’interessante ottavo appuntamento di Versante Est all’interno di una cornice paesaggistica suggestiva come quella dove si trova l’azienda vitivinicola Tenute Mannino di Plachi.
Versante Est è un progetto nato nel 2020 dall’idea di Michele Scammacca, proprietario della Cantina Murgo e di Marco Nicolosi proprietario ed enologo della Cantina Barone di Villagrande, che ha visto lo scorso anno la partecipazione di due importanti aziende: Gambino Vini e Ciro Biondi. Quest’anno, all’interno del team altre cantine hanno deciso di farne parte quali: Benanti, Nicosia, I Vigneri, Terra Costantino e Tenute Mannino di Plachi.
Proprio in quest’ultima domenica 26 febbraio l’evento ha ancora una volta coinvolto professionisti, produttori del versante e tanti wine lovers in un viaggio tra le differenti interpretazioni di rosso, rosato e spumante di uno dei vitigni principe dell’Etna: il Nerello Mascalese in connubio, secondo il tema scelto dall’azienda, con ciò che meglio rappresenta l’essenza pura del vino e del suo territorio, l’arte.
Un tema molto caro alla famiglia Mannino che da sempre è stata protagonista in tutte le sue molteplici espressioni dalla vigna al vino prodotto senza dimenticare il valore artistico dell’etichetta, interprete di storie che vogliono esprimere la passione e l’amore per il territorio.
Giuseppe Mannino patron di Tenute Mannino di Plachi, insieme ad Arianna Vitale responsabile commerciale e di produzione e Federico Guzzardi guida enoturistica in quest’occasione, hanno aperto le porte dell’azienda per guidarci verso un percorso di conoscenza e approfondimento del territorio e delle sue numerose ricchezze.
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La tradizione vitivinicola dell’azienda è stata portata avanti per cinque lunghe generazioni fino a quando, nei primi anni novanta Giuseppe Mannino decide di avviarsi verso un sistema imprenditoriale organizzato senza mai dimenticare i tradizionali valori fondanti della viticoltura a cui da sempre è legata la sua famiglia. Oggi insieme a lui c’è il figlio Giorgio a guidare una solida e affermata realtà imprenditoriale vitivinicola e agricola.
L’azienda è costituita da 3 diverse strutture: Il Podere di Pietra Marina collocato sul versante Nord dell’Etna, utilizzato per la coltura dei vitigni autoctoni a bacca rossa Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, con le quali si producono l’Etna Doc Rosso. La Tenuta del Gelso collocata su un esteso appezzamento di terreno vicino al mare, è dedicata a diverse colture: agrumi, ortaggi, ulivi.
“Qui ci troviamo a Tenuta Le Sciarelle, a circa 450 metri sul versante Sud dell’Etna, un territorio dedicato alla produzione dell’uva bianca Carricante (vitigno autoctono della zona) e Catarratto, adatte alla produzione dell’Etna Doc Bianco. Un terroir fortemente identitario capace di regalare al vino freschezza, mineralità, persistenza gustativa e complessità olfattiva. Suoli fertili di origine vulcanica e ricchi di minerali si distinguono per l’esposizione al sole e la brezza costiera che arriva dal mare sul lato Est favorendo – dichiara Giuseppe Mannino, durante la passeggiata in vigna – ottime escursioni termiche tra il giorno e la notte”.

Gli agrumeti rappresentano l’altro grande core business di Tenute Mannino di Plachi, oltre in particolare la produzione di qualità dell’avocado, che nelle sue resistenti e vigorose varietà Hass e Bacon trova una più che appropriata collocazione alle pendici del Vulcano, tra Viagrande e Tenuta del Gelso.

Deliziati con del profumato e fragrante pane condito il percorso artistico in combinazione con il mondo enologico è proseguito con la visita al Palmento risalente al 1730; un luogo pieno di storia, arte e cultura capaci di combinarsi con l’arte più moderna rappresentata dalle opere di Massimo Faraci. Pennellate istintive, incisive dai colori forti come il nero e il rosso, decisamente espressivi suggerendone caos, casualità e atemporalità.

La bottaia anch’essa del 1730 si apre alla vista come un luogo magico, accogliente dove il tempo sembra essersi fermato tra i profumi intensi del legno delle botti e le bottiglie di vino che aspettano solo di essere raccontate e gustate. A distogliere lo sguardo ci pensano le opere fotografiche di Nunzio Russo (pittore e fotografo). Si tratta di opere che narrano un linguaggio fotografico di vita quotidiana, tra delicatezza e drammaticità, toccano l’anima di chi li osserva suscitando uno stato d’animo e un ricordo del tutto soggettivo e intimo.
Tra i protagonisti dell’evento non potevano mancare i produttori e le loro etichette, con le loro diverse interpretazioni di Nerello Mascalese, raccontando con passione il significato artistico che si cela dietro ogni bottiglia: dall’amore per il territorio a quello per i propri cari, al richiamo dell’antica tradizione letteraria siciliana fino all’arte nelle sue varie e complesse forme.

In degustazione: Barone di Villagrande – Etna Rosato 2022, Benanti – Lamorèmio Metodo Classico brut rosato 2019 in formato magnum, Palmento Biondi – Outis Rosso 2020, Gambino – Tifeo rosso 2019,Terra Costantino – Un’annata storica del Rosato, I Vigneri – Palmento& Anfora, Cantine Nicosia – Sosta Tre Santi Etna Brut Rosato Metodo Classico 2020, Murgo – Murgo Brut rosé magnum 2018 e Tenute Mannino di Plachi – Caterina Di Plachi Etna Spumante Doc Brut Metodo Classico.
A proposito di letteratura, di racconti e testimonianze il vino nelle sue molteplici declinazioni riesce ad essere anche un perfetto compagno di lettura, come dimostrato dal patron Giuseppe Mannino con l’organizzazione di un coinvolgente book pairing.

Un viaggio culturale e sensoriale con i profumi inebrianti del vino Etna Rosso DOC Placo 2018 – Tenute Mannino di Plachi prodotto da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, proveniente dalle pendici dell’Etna a Castiglione di Sicilia. Morbido, caldo, avvolgente ha accompagnato le parole dell’autrice di “Vincanto” ed “Eufloria” Dalila Salonia, in una stanza accogliente davanti al tepore del caminetto. Sommelier e divulgatrice enogastronomica, ama esplorare il legame tra il vino e le altre forme d’arte che ci circondano, inseriti all’interno di un mondo in cui troveranno sempre un punto comune: l’amore per il territorio e per ciò che produce.
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